INTRODUZIONE

"Una controversia è una differenza di opinioni sostenuta con proprie ragioni da ciascuna delle parti contrapposte"
Vocabolario della lingua italiana G. Treccani

L’analisi delle controversie permette di studiare la società nella sua forma più dinamica perché comprende tutti i tipi di attori (umani, elementi naturali, elementi biologici, prodotti industriali ed artistici, istituzioni economiche e politiche, artefatti tecnologici e scientifici,…). Le controversie sono dibattiti molto spesso conflittuali e resistenti alla semplificazione: nelle controversie, vecchie semplificazioni sono rifiutate e nuove semplificazioni devono essere ancora affermate ed accettate [Andrea Lorenzet, Dottore in Sociologia].
Il progetto volto al reinserimento dell’orso bruno (Ursus Arctos) sul territorio della Provincia Autonoma di Trento, rappresenta un esempio di controversia che si traduce in una molteplicità di punti di vista, spesso contrapposti. Le opinioni degli attori, provenendo questi ultimi da “mondi” diversi ed essendo portatori di diversi interessi, sono differenziate, complesse e non sintetizzabili in una risposta del tipo “orso sì” o “orso no”.

Attraverso l’analisi di questa controversia ci siamo rese conto per prime di quanto sia importante ascoltare le voci delle parti contrapposte senza rimanere fermi sulle proprie posizioni, solo in questo modo è possibile volgere il dibattito in maniera propositiva.

Barbara Gallizioli, Elisabetta Tomazzolli, Francesca Viola, Stefania Viola: Studentesse di Sociologia, Università degli Studi di Trento

IN CHE COSA CONSISTE QUESTA CONTROVERSIA?

Da un punto di vista prettamente scientifico il progetto Life Ursus è ritenuto un successo, anche se è considerato fondamentale un monitoraggio articolato nel lungo periodo per poter giungere a valutazioni più precise in merito.
Si evidenzia inoltre l'importante rilievo attribuito alla reintroduzione da parte della comunità scientifica internazionale. Un esempio è dato dal fatto che nel 2005 la XVI Conferenza Internazionale sulla ricerca e sulla gestione delle popolazioni di orso si è tenuta a Riva del Garda, prima sede italiana della conferenza internazionale a cui hanno partecipato circa 400 esperti provenienti da 40 paesi diversi.
La reintroduzione dell'Ursus Arctos nella Provincia Autonoma di Trento è diventata un motivo di scontro da un punto di vista politico e sociale soprattutto a livello provinciale, anche se si segnalano dibattiti accesi anche su un piano internazionale, in particolare dopo il caso di uccisione dell'orso JJ1 in Baviera il 26 giugno 2006.
Le parole del presidente dell' International Bear Association Harry Raynolds, fanno capire molto bene a che cosa potrebbe portare il malcontento e lo scontro con la popolazione: " Il successo di iniziative di questo genere (reintroduzione di esemplari n.d.a ) dipende non solo dalle condizioni legate all’habitat naturale, ma anche dal grado di accettazione e dalla accettazione culturale da parte delle popolazioni residenti”
[.http://www.comune.rivadelgarda.tn.it/bollettino/2005/atnewsitem.2005-09-28.1825957655/]

Scontro Politico a livello provinciale :

La questione relativa alla presenza dell'orso è stata indubbiamente, nelle ultime due legislature (XII e XIII), uno dei temi caldi dell'agenda politica trentina.
L'opposizione di centro destra (in particolare con il partito della Lega Nord, di Forza Italia e Alleanza Nazionale) ha esercitato una costante pressione sulla maggioranza di centro sinistra rappresentata da Lorenzo Dellai, che fino ad ora ha sostenuto attivamente il progetto.
Vediamo le posizioni politiche in dettaglio:

Posizione della Lega Nord al progetto di reintroduzione (vedi anche nella sezione interviste la posizione di Diego Binelli in rappresentanza del partito)

La Lega Nord considera negativamente la reintroduzione dell'animale in Provincia perchè la sua presenza farebbe sorgere due ordini di problemi: problemi legati al mantenimento della pubblica sicurezza e un eccesivo peso sul bilancio provinciale. Il partito interviene con:
-ripetute interogazioni provinciali (tutti i testi delle interrogazioni provinciali sono reperibili al sito http://www.consiglio.provincia.tn.it/banche_dati.it.asp)
-manifestazione "per dire di no all'orso" tenutasi presso la sede del Parco Adamello Brenta di Strembo, sabato 30 agosto.
-tema frequentemente utilizzato in campagna elettorale per denunciare il presunto spreco di denaro pubblico della coalizione di centro sinistra rappresentata da Lorenzo Dellai.
-petizione popolare in corso.

Posizione del neonato gruppo politico Amministrare il Trentino, rappresentato da Nerio Giovannazzi, ex membro di Forza Italia, nelle provinciali del 9 novembre 2008 presentatosi autonomamente, rifiutando sia di sostenere la coalizione di centro destra che si presentava con Sergio Divina, sia la coalizione di centro sinistra, che riproponeva come leader polico per la terza volta consecutiva Lorenzo Dellai (vedi nella sezione interviste la posizione di Nerio Giovannazzi).

Amministrare il Trentino non è un gruppo contrario al progetto di reintroduzione, ma piuttosto alla modalità con cui tale progetto per ora è stato gestito.
Nerio Giovannazzi, leader del neonato gruppo politico, ritiene infatti che oggi tale iniziativa rappresenti una vera "limitazione della libertà umana" oltre che un costo di gestione troppo gravoso per la Provincia Autonoma di Trento. Il rappresentante del partito Nerio Giovannazzi è intervenuto con:
-Ripetute interrogazioni provinciali effettuate sia nella XII e sia nella XIII legislatura, quando era ancora un esponente di Forza Italia (al sito http://www.consiglio.provincia.tn.it/banche_dati.it.asp è possibile accedere ai testi delle interrogazioni provinciali)
-Petizione popolare con circa 6000 firme raccolte
-sondaggio sul sito internet http://www.neriogiovannazzi.it/
Posizione del gruppo politico dei Verdi e Democratici per il Trentino al progetto di reintroduzione (vedi anche nella sezione interviste la posizione dell'esponente dei verdi Roberto Bombarda)
Il Gruppo politico dei Verdi e Democratici del Trentino, facente parte della coalizione di centro sinistra, si è sempre contraddistinto per un forte sostegno al progetto Life Ursus. Secondo Roberto Bombarda, attualmente unico esponente dei Verdi ad essere riuscito, in seguito alle elezioni del 9 novembre 2008 ad entrare in Consiglio Provinciale, attraverso questa iniziativa si può avere concretamente la possibilità di salvaguardare una specie che da sempre si identifica con il territorio. Pertanto, sia nella XII che nella XIII Legislatura, i Verdi e Democratici del Trentino sono intervenuti con :
-interrogazioni provinciali per comprendere come si trova l'orsa in cattività e come promuovre il ripopolamento
-difesa degli attacchi al progetto mossi da alcune forze politiche
-promozione del progetto e necessità di insistere sulla comunicazione ai cittadini
"Crisi diplomatica" a livello internazionale

La crisi si verifica in occasione dell'uccisione, da parte delle autorità bavaresi, dell'orso JJ1 nell'agosto del 2006. L'uccisione del plantigrado viene attribuita alla pericolosità dell'animale, che in Baviera aveva mangiato pecore e altri animali, ma in ogni caso non aveva attaccato l'uomo.
Il Ministro dell'Ambiente Italiano allora in carica, Alfonso Pecoraro Scanio, ha considerato tale evento come una chiara violazione della Direttiva Europea Habitat che metteva in evidenza l'importanza di tutelare specie in pericolo di estinzione, tra cui l'orso bruno sull'arco alpino, per salvaguardare la biodiversità.
Dopo l'uccisione dell'animale il Ministro è intervenuto pretendendo spiegazioni da parte dei Ministri federali dell’Ambiente austriaco Josef Pröll e tedesco Gabriel Sigmar, e segnalando l'accaduto al Commissario europeo all’Ambiente Stavros Dimas. “Il Governo Italiano – sottolinea Pecoraro - non può che fermamente richiamare l’attenzione dei paesi europei interessati al rispetto dei principi di cui all’allegato 1 della Direttiva Habitat, e riconfermare l’opportunità che, indipendentemente da ogni protocollo per la gestione dell’orso, ci si attendeva un coordinamento più accentuato al fine di salvaguardare la vita dell’animale. L’Italia non può accettare che il controllo della popolazione alpina di orsi avvenga attraverso l’abbattimento di individui”
[ http://www2.minambiente.it/Sito/comunicati/2006/26_06_06_1.asp]


Mobilitazione da parte dei movimenti ambientalisti (vedi anche nella sezione Interviste)

In occasione della messa in cattività dell'orsa Jurka e dell'uccisione di JJ1 in Baviera saranno diverse le manifestazioni organizzate dal movimento ambientalista (vedi più approfoditamente alla sezione Uno e Trino ) che denuncia il comportamento delle autorità.
In particolare a livello provinciale, oltre ad essere intervenuti scendendo in piazza e attraverso una serie di petizioni popolari (consegna di 20.000 firme per la liberazione di Jurka), Anna Pilati in qualità di legale del movimento no alla caccia chiede l’avvio di indagini penali alla Procura di Trento per la "Violazione della norma di cui all’articolo 727, comma 2° del codice penale, che vieta la detenzione di animali, in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze. " informazioni al sito:

Il malcontento dei cittadini

I partiti politici che si dichiarano non favorevoli al progetto del reinserimento dell'orso bruno in Trentino (Lega Nord, An, Amministrare il Trentino) si considerano portatori di un disagio rilevato tra la gente, in particolare tra gli abitanti delle zone maggiormente interessate alla presenza dell'animale.
Per contrastare le critiche e fornire maggiori informazioni alla popolazione contrariata e spaventata dalla presenza dell'orso sul territorio, tra le altre iniziative la Provincia Autonoma di Trento ha promosso una serie di conferenze aperte al pubblico, ma in particolare rivolte alle categorie potenzialmente danneggiate dalla presenza del plantigrado. Qeste rientrano nell'ambito della campagna attiva fin dal 2003 Conosci l'orso bruno, curata dal Servizio Foreste e Fauna, in collaborazione con il Museo Tridentino di Scienze Naturali.
Considerando che un progetto analogo in Francia è fallito proprio per la posizione fortemente contraria degli allevatori ovino caprini, questo tipo di incontri, sommati ad una serie di piani finanziari di ammortizzazione e prevenzione dei danni, potrebbero rivelarsi utili per mantenere un contatto diretto sul territorio e rispondere così prontamente alle perplessità riscontrate dai cittadini.



CRONISTORIA:FASI E MOTIVAZIONI DEL PROGETTO

Ecco una breve sintesi delle motivazioni e delle fasi cronologiche che hanno portato alla reintroduzione dell'orso bruno sul territorio trentino e alla conseguente controversia.
Abbiamo cercato di presentare la situazione in modo semplice, anche se in realtà il percorso è decisamente complesso. Per informazioni più dettagliate vi segnaliamo una puntualissima spiegazione delle fasi al sito http://www.pnab.it/natura_e_territorio/orso/cronistoria.html



La reintroduzione dell'Ursus Arctos sulle Alpi centro orientali è attribuibile al progetto europeo Life Ursus, con il quale si proponeva il trasferimento di alcuni esemplari di orso bruno dalla Slovenia, al gruppo montuoso del Brenta.
L'iniziativa è resa necessaria dalla concreta possibilità di estinzione per questo esemplare sull'arco alpino, fatto che rappresenterebbe un grave danno per la tutela e la valorizzazione della biodiversità. L'Ursus Arctos è infatti considerata una specie ad ombrello, la sua presenza è, in altre parole, determinante per la sopravvivenza di numerose altre specie utili alla catena alimentare.
I motivi della costante diminuzione delle presenze di questi animali, sono attribuibili ad almeno tre fattori spesso correlati:


-La forte antropizzazione e la conseguente urbanizzazione delle Alpi
-Disboscamenti
-Pratiche di bracconaggio fortemente diffuse dalla seconda metà del XVII secolo che ne hanno drasticamente ridotto il numero.



- 1992: La Cee decide di intervenire attraverso l' emissione della Direttiva Habitat (n.43 del 1992) relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.
Nello stesso anno il professor Schroeder, che curava la realizzazione di un Piano Faunistico per il Parco Adamello Brenta, comincia a discutere di un progetto che veda l'area protetta come luogo di immissione di esemplari di Ursus Arctos.
- 1996: Il Parco Adamello Brenta richiede e ottiene l'accesso ai fondi europei Life Natura, utili per l'attuazione del progetto di reimmissione dell'orso bruno nel Parco Naturale Adamello Brenta. Un ulteriore ente erogatore viene individuato nella Provincia Autonoma di Trento (vedi nella sezione fondi e indennizzi) il cui contributo finanziario si rivela determinante.
L'intervento economico di quella che i trentini chiamano mamma provincia, divide l'opinione pubblica. Il caso diventa uno strumento politico utilizzato ripetutamente in campagna elettorale per denunciare il presunto spreco di denaro pubblico dell'amministrazione di centro sinistra.
Il Trentino è considerato un territorio ideale alla reintroduzione dell'orso bruno per diversi motivi:
-storica presenza dell'animale sul territorio.
-sistema normativo di difesa dell'animale e di gestione degli indennzzi esistente sin dagli anni 70 del '900 (Legge Provinciale del 10 agosto 1978 n. 31)
-possibilità di avvalersi del fondamentale coordinamento scientifico del Parco Adamello Brenta.


Si promuove nello stesso anno uno studio di fattibilità coordinato dall'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica per stabilire chiaramente le eventuali aree di reinserimento dell'animale e le possibilità effettive di sopravvivenza.


- 1997: la Direttiva Habitat viene recepita in Italia e attuata nel 2002 con forte ritardo.
Comincia una complessa attività di informazione e raccolta opinioni tra la popolazione. Viene a tal proposito commissionato uno studio demoscopico alla società Doxa che riguarderà tutte le province con cui l'animale si troverebbe in contatto, escludendo tuttavia dal campione i residenti dei grandi centri urbani. La pubblicazione dei risultati dimostrerà come circa il 70% del campione sia sostanzialmente favorevole alla presenza dell'orso.
- 1998: Si conclude lo studio di fattibilità che viene approvato dall'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica.
- 1999: il Parco Adamello Brenta è in possesso di tutti i permessi necessari per iniziare la reintroduzione dell'animale. Complessivamente verranno immessi nel gruppo del Brenta nove orsi provenienti dalla Slovenia, con un lavoro sinergico e collaborativo tra il Parco e il Servizio delle Foreste della Repubblica di Slovenia. Per i primi 40 giorni successivi al rilascio, gli animali sono monitorati 24 ore su 24 attraverso radiocollare, successivamente si passerà ad una diminuzione progressiva dei controlli con monitoraggi all'alba e al tramonto.
-2001: L'Ue accorda ulteriori finanziamenti per il progetto Life Ursus.
-2003: Viene commissionata un'ulteriore indagine demoscopica alla Doxa per comprendere se, con la reintroduzione dell'animale, l'opinione dei trentini dal 1993 sia cambiata. Il dato, che questa volta includeva anche l'opinione dei residenti a Trento, mostra come ancora una volta sia presente un elevato numero di consensi (con una percentuale sostanzialmente vicina al 70% del campione, dati consultabili al sito http://www.orso.provincia.tn.it/, alla sezione comunicazione)
-2004: Si conclude il progetto Life Ursus e cominca una seconda fase di attività tutt'ora in corso, volta al monitoraggio e al progressivo incremento demografico della popolazione degli orsi.
-2005: La risonanza del progetto tra la comunità scientifica internazionale si fa sempre più forte. Riva del Garda, infatti, diviene la prima città italiana ad ospitare quattro giornate di convegno dell' l'International Bear Association.
-2006: Durante il mese di agosto in Baviera, JJ1 figlio dell'orsa Jurka viene ucciso su ordine delle autorità federali bavaresi perchè considerato pericoloso. Questo evento provoca un "incidente diplomatico" tra Italia e Germania.
L'uccisione di JJ1 assume un forte eco tra l'opinione pubblica, sorgono manifestazioni ambientaliste tra Berlino, Monaco e Trento.
JJ1, soprannominato "Bruno" diventa un simbolo, tanto che Tana Libera Tutti (Centro Sociale con sede a Trento) cambia il suo nome e diventa Centro Sociale Bruno, simbolo di chi ha osato scavalcare i confini per la libertà.
A livello istituzionale questo evento porta alla necessità di capire più dettagliatamente come si intenda portare avanti il progetto e quali parter siano disposti ad ufficializzare il loro appoggio. Una riflessione in questo senso sembra necessaria dato che l'animale è naturalmente portato a spostarsi lungo l'arco alpino e questo è in sè lo scopo del progetto. Se l'evento dovesse ricapitare cosa succederà?
- 2007: L'orsa Jurka accusasta di aver causato numerosi danni a coltivazioni, greggi ed abitazioni, viene messa in cattività e rinchiusa nel parco del Monastero di San Romedio (Prov.Tn). Ancora una volta, come si era verificato in seguito all'uccisione di JJ1, il caso solleva le reazioni favorevoli e contrarie dell'opinione pubblica. L'orsa diviene un personaggio conosciutissimo tra la gente e di cui tutti i giornali locali parlano.
Si comprende, anche in seguito a quest'ultimo caso, l'importanza di attivare concretamente un lavoro sinergico e formalizzato sul piano istuzionale. Per soddisfare questa necessità nasce un piano d'azione interregionale per la salvaguardia dell'Ursus Arctos sull'arco alpino centro occidentale che coinvolge:
Provincia Autonoma di Trento, Provincia Autonoma di Bolzano, Regione Veneto, Regione Lombardia, Regione Friuli Venezia Giulia.
L' intervento richiesto dal documento chiamato PACOBACE riguarda molteplici ambiti:
-Formazione di personale qualificato e competente,
-Comunicazione alla popolazione
-Sistema di prevenzione dei danni
-Gestione degli indennizzi
-2008: Nel periodo che precede le elezioni provinciali del 9 novembre, la questione relativa ai finanziamenti al progetto di reinserimento dell'Ursus Arctos risuona nuovamente tra i temi caldi della campagna elettorale.







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DOVE SONO GLI ORSI ATTUALMENTE?

LA DISTRIBUZIONE DELL'URSUS ARCTOS SULLE ALPI NEL TEMPO

Cartina elaborata dalla Provincia Autonoma di Trento (http://www.orso.provincia.tn.it/storia_arco_alpino/distribuzione_tempo/)


ELEMENTI D'ANALISI



Fonti

siti web: abbiamo inizialmente realizzato una mappatura della controversia attraverso il software Issuecrawler, strumento che permette di visualizzare mappe di reti tra siti collegati tra loro grazie ad una parola chiave (nel nostro caso LIFE URSUS), in maniera tale che un determinato sito web entra nella rete solo se è “linkato” da almeno altri due siti che fanno parte del network. Insomma, data una parola chiave, il software dà una mappa dei siti web più importanti legati tra loro da quella parola chiave (per visualizzare la mappa vedi alla voce Issuecrawler).
Dopo aver così visualizzato i siti web interessati al progetto Life Ursus (che dal 2004 continua con il nome di Gruppo di Ricerca e Conservazione dell’Orso Bruno – GRICO), li abbiamo utilizzati come fonti d’informazione per l’analisi della controversia. Quelli dai quali abbiamo tratto più informazioni sono i siti web degli enti locali che hanno lavorato alla realizzazione del progetto Life Ursus, ovvero il sito dedicato all’orso bruno della Provincia Autonoma di Trento http://www.orso.provincia.tn.it/, il sito dell’Ufficio Faunistico del Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento http://www.fauna.provincia.tn.it/, il sito del Parco Adamello Brenta http://www.pnab.it/ e il sito del Museo Tridentino di Scienze Naturali http://www.mtsn.tn.it/.
Ciò che ci è parso emergere già da questa prima analisi è il fatto che la figura “orso” racchiude in sé tre caratteri: vi sono un “orso fisico-biologico”, un “orso politico-legislativo” e un “orso sociale-emozionale”. Queste tre figure da noi fissate sono ciò che nella sociologia di Max Weber viene chiamato tipo ideale. “Esso” dice Weber “è ottenuto mediante l’accentuazione di uno o di alcuni punti di vista” ma “nella sua purezza concettuale questo quadro non può mai essere rintracciato empiricamente nella realtà”. Quindi, il tipo ideale non è “la realtà vera e propria, ma tuttavia serve né più né meno come schema in cui la realtà deve essere sussunta come esempio […] al fine di illustrare determinati elementi significativi del suo contenuto empirico”. (Max Weber, Il metodo delle scienze storico-sociali, 1922) Abbiamo quindi utilizzato questi tre tipi ideali di orso, collegando a ciascuno dei tre gli attori che più ci sembra vedano l’animale sotto quel determinato carattere (per visualizzare lo schema dei tipi ideali vedi alla voce Attori);

riviste e pubblicazioni: il Parco Adamello Brenta, il Museo Tridentino di Scienze Naturali ed l’Ufficio Faunistico del Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento pubblicano alcune riviste scientifico-divulgative di grande interesse per la nostra analisi, come i numeri speciali della rivista pubblicata dal Parco Adamello Brenta contenenti il Piano Faunistico, redatto ogni anno, che riferisce la messa in opera di tutta una serie di azioni volte alla conservazione e gestione del patrimonio naturale, di cui l’orso bruno fa parte.
Il Museo Tridentino di Scienze Naturali ha pubblicato il libro “L’orso bruno nel Trentino. Distribuzione, biologia, ecologia e protezione della specie” di Fabio Osti. Inoltre il Museo pubblica online scienZine una rivista elettronica di divulgazione scientifica all’interno della quale è possibile consultare l’articolo “L’uomo e l’orso: due leali avversari da migliaia di anni” di Francesca Nicolodi. All’interno della rivista trimestrale a cura della Società di Scienze Naturali del Trentino e del Museo Tridentino di Scienze Naturali Natura Alpina, n. 3/4 del 2005, è interessante consultare l’articolo di Claudio Groff e Davide Dalpiaz dedicato alla XVI Conferenza Internazionale sull’Orso (International Bear Association – IBA) tenutasi a Riva del Garda nel 2005.
A cura dell’Ufficio Faunistico del Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento dovrebbe uscire a breve il Piano d’Azione Interregionale per la Conservazione dell’Orso Bruno sulle Alpi Centro-Orientali – PACOBACE (consultabile già da ora ai siti web http://www.orso.provincia.tn.it/ e http://www.minambiente.it/), che vede come attori le Province Autonome di Trento e Bolzano, la Regione Autonoma Friuli-Venezia-Giulia, la Regione Lombardia, la Regione Veneto, l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica e il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Inoltre, ogni anno, l’Ufficio Faunistico pubblica il Rapporto Orso relativo alla gestione dell’orso bruno in Trentino.
Esistono poi riviste scientifiche internazionali, come Ursus Journal (http://www.ursusjournal.com/), la rivista ufficiale dell’International Bear Association – IBA.
In Italia, un interessante articolo dal titolo “Un’altra chance dopo l’estinzione. L’avvelenamento dei tre gipeti sardi e l’uccisione dell’orso trentino Jj3 riaccendono il dibattito su presente e futuro della strategia delle reintroduzioni” di Anna Meldolesi è apparso all’interno della rivista bimestrale di scienze darwin, n. 28 anno 4.

quotidiani: quotidiani locali come Il Trentino e L’Adige hanno riportato un numero illimitato di articoli sul tema, dai quali abbiamo attinto soprattutto per ricercare gli attori, soprattutto locali, che prendono parte alla controversia. In alcuni casi si sono interessati alla questione anche quotidiani nazionali come Il Corriere della Sera, Il manifesto, Repubblica o il mensile L’Espresso;

conferenze: il Servizio Faunistico della Provincia Autonoma di Trento e il Parco Adamello Brenta organizzano delle conferenze rivolte al pubblico dal titolo “Conosci l’Orso Bruno”, le quali hanno lo scopo di far conoscere le abitudini e i comportamenti dell’orso bruno e di informare il pubblico rispetto alla gestione dell’orso in Trentino. Una delle conferenze si è tenuta il 21 novembre 2008 a Baselga del Bondone, in Provincia di Trento. Questi è stato forse il luogo nel quale si è potuta osservare più da vicino la controversia, cioè la differenza di punti di opinione sostenuta con proprie ragioni, ragioni fatte valere da chi non era d’accordo con la reintroduzione dell’orso bruno in Trentino (come era la maggioranza dei presenti), anche con la forza della voce. Al di là dell’aspetto puramente conflittuale, la domanda che più ricorreva tra il pubblico era quella volta a capire chi ha deciso per ogni singolo cittadino locale di reintrodurre l’orso bruno libero nei boschi delle montagne trentine, perché cioè non si è chiesto ai diretti interessati se erano a favore o contrari al ripopolamento. La risposta è che un’indagine effettuata dall’Istituto Doxa è stata compiuta nel 1997 ed una successivamente nel 2003. Si sa, le indagini statistiche non intervistano tutti i cittadini, ne contattano solamente una parte, un campione, che deve comunque essere rappresentativo di tutta la popolazione. Lasciando da parte l’indagine statistica, la domanda posta dai cittadini agli enti locali rimane comunque di notevole interesse: chi decide? A questa domanda abbiamo cercato di rispondere all’interno dei Temi collegati (vedi alla voce Temi collegati);

questionari: il Parco Adamello Brenta, il Servizio Faunistico della Provincia Autonoma di Trento e la Provincia Autonoma di Trento hanno commissionato all’Istituto Doxa una indagine demoscopica nel 1997 ed una successivamente nel 2003, chiedendo ad un campione rappresentativo di cittadini trentini “Se Lei dovesse votare in un Referendum, per decidere se gli orsi bruni possono restare in Trentino, Lei pensa che voterebbe a favore o contro la permanenza degli orsi in Trentino?”. I risultati dicono che nel 1997 il 75,4% degli intervistati voterebbe a favore, il 16,2% voterebbe contro e l’8,5% si astiene/è indeciso. Sei anni dopo, nel 2003, si registra una diminuzione del 2% delle risposte a favore, le quali rimangono sopra la soglia del 70% (73,2%), un aumento del 4% dei contrari (20,6%) e una diminuzione degli astenuti dall’8,5% al 6,2% (per maggiori informazioni sull’indagine si consulti il sito http://www.orso.provincia.tn.it/ alla voce Comunicazione: Indagine demoscopica).
La domanda “Il fatto di sapere che nel Parco Adamello Brenta vive ancora l’orso, che tipo di reazioni suscita in Lei?” è stata posta ad un’altra categoria di attori, i turisti, i quali hanno dichiarato in percentuale 62% che il fatto suscita in loro grande interesse (per maggiori informazioni sull’indagine si consulti il sito http://www.pnab.tn.it/ alla voce Studi e ricerche: Indagini).
Per quanto riguarda i questionari ci siamo quindi avvalse dei risultati già elaborati dall’Istituto Doxa. Grazie a questi abbiamo potuto ricostruire alcune tappe importanti del cammino intrapreso dalle istituzioni locali per avvicinarsi e comprendere l’opinione dei cittadini trentini e dei turisti;

interviste: le interviste da noi raccolte ci hanno permesso di moltiplicare i punti di osservazione, di tenere conto di punti di vista divergenti e di ascoltare il maggior numero di voci possibile. Trattandosi di un lavoro svolto nell’arco di sei settimane, la possibilità di tempo sia nostro che degli intervistati è stato circoscritto, perciò ci scusiamo con chi non compare nella nostra lista di intervistati. Se qualcuno volesse interagire e scrivere qualcosa riguardo alla controversia, è pregato di farlo perché lo strumento del Blog consente questo tipo di interazione attraverso i Commenti (tutte le interviste sono riportate alla voce Interviste).

Issuecrawler

Attori

Per la creazione di questo schema abbiamo utilizzato i tre tipi ideali di orso: orso fisico-biologico, orso politico-legislativo ed orso sociale-emozionale, collegando a ciascuno dei tre gli attori che più ci sembra vedano l'animale sotto quel determinato carattere.

Temi collegati



Ritorno naturale della specie o reintroduzione?


Una delle domande collegate al tema della reintroduzione sul territorio di specie in estinzione è quella relativa alle due possibili soluzioni: il ritorno naturale o la reintroduzione della specie. Secondo gli scienziati che si occupano del ripopolamento dell’orso bruno sul territorio trentino, le possibilità che si avesse un ritorno naturale della specie erano pressoché inesistenti.

Davide Dalpiaz del Museo tridentino di Scienze Naturali sostiene infatti che: “Per quanto riguarda reintroduzioni/ricolonizzazioni spontanee queste seconde sono naturalmente sempre da preferirsi, in quanto più accettate dall'opinione pubblica e non comportando costi. Questo è il motivo per cui la regione Friuli, vicina alla popolazione ursina slovena e interessata regolarmente da "sconfinamenti" non ha previsto per il momento introduzioni di esemplari traslocati. La colonizzazione spontanea è però un processo lento, possono passare da una a più decine di anni da quando arrivano i primi giovani maschi pionieri a quando arrivano anche delle femmine e quindi si possono avere delle riproduzioni. Il Trentino occidentale poi, è quasi "impermeabilizzato" dalla val d'Adige, ostacolo antropico che solo rarissimamente l'orso attraversa. L'idea che la popolazione residua si potesse salvare aspettando l'arrivo di orsi dall'est era quindi totalmente impossibile. Per di più anche gli esemplari che dalla Slovenia si spostano in Friuli sono diminuiti rispetto a una decina di anni fa, perché sono stati autorizzati molti più abbattimenti nella Slovenia del nord”.

Della stessa opinione è Filippo Zibordi del Parco Naturale Adamello Brenta: “Si è optato per una reintroduzione: la popolazione locale di orsi andava considerata biologicamente estinta”.

La scelta della reintroduzione però non porta sempre con sé buoni risultati, come riportano due studiosi, Joern Fisher e David Lindenmayer, in un articolo apparso sulla rivista Biological Conservation nell’anno 2000 dal titolo “An Assessment of the Published Results of Animal Relocation”. Presentano una serie di casi di reintroduzione, i due autori mostrano come nel tempo le reintroduzioni non riescano sempre a dare esiti positivi. Infatti, su circa 100 esempi di reintroduzione, solamente il 26% ha avuto esiti positivi, il 27% ha fallito e il restante 47% ha avuto esito incerto.



Turismo e ambiente


La mappa dei siti di Issuecrawler, attraverso la quale abbiamo analizzato i siti web più importanti legati al progetto Life Ursus, pone al centro come sito più “linkato” http://www.trentino.to/, un sito che si occupa di viaggi e soggiorni in Trentino. Insomma, un sito turistico. Si evince allora che il progetto di reinserimento dell’orso bruno ha qualcosa a che vedere con l’aspetto turistico, in questo caso con l’ambiente del web, come abbiamo documentato in altre parti del blog attraverso video e pubblicità. È allora il caso di cercare di capire come la sociologia si pone di fronte al concetto di turismo e quale tipologia di turismo possa recare con sé la scelta di reintroduzione di una specie in estinzione come quella dell’orso bruno. Per iniziare, nella civiltà contemporanea il turismo si pone anche come mezzo di conoscenza, pari per importanza ai grandi mezzi di comunicazione di massa. Il turismo è quindi un modo di apprendere, giudicare e fare proprio ciò che si incontra. Ecco perciò che il fenomeno non ha più solo una valenza ludica, ma anche di scoperta di cose materiali ed immateriali che fanno parte della cultura locale. Chiaramente, perché si crei un rapporto di scambio, è necessario che vi sia una disponibilità di confronto fra le due parti, cioè fra chi fruisce del luogo e chi propone come scoperta il proprio patrimonio culturale. Se è vero che l’orso bruno fa parte del bagaglio culturale di una popolazione, il suo reinserimento può essere visto come elemento di recupero e riscoperta della cultura locale. Infatti, la consapevolezza da parte delle comunità locali del proprio ambiente naturale, inteso come insieme di elementi legati alla propria tradizione culturale, ha portato negli ultimi anni ad una rivalutazione di tutto ciò che per molto tempo sembrava non interessare il turista e, di conseguenza, neppure quella parte di popolazione locale legata economicamente all’attività turistica. Così, negli ultimi anni, si parla di turismo alternativo, definizione attraverso la quale si auspica un turismo che si evolva in termini qualitativi verso un consumo più critico del prodotto vacanza, un turismo che si renda conto del limite delle risorse a disposizione. Spesso, nelle località dove il fenomeno turistico ha avuto un’influenza notevole sulla vita della popolazione locale, la cultura di quest’ultima è andata col tempo dimenticandosi. Si è perso di vista quell’insieme di tradizioni e usi caratteristici del vivere quotidiano. Il modo di vivere si è modificato, adattandosi alle esigenze del fenomeno turistico in corso, esigenze che spesso hanno comportato la costruzione di infrastrutture dimentiche del rispetto paesaggistico e storico del luogo. Il turismo cosiddetto alternativo fa riferimento, al contrario, ad uno sviluppo turistico che presti attenzione al territorio naturale ed umano nel quale è immerso.


Chi decide? Normative comunitarie, nazionali e locali


Convenzione di Berna del 1979 ovvero Convenzione per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa. Gli scopi della convenzione sono: la conservazione della flora e della fauna spontanea ed i relativi habitat; promuovere la cooperazione tra Stati; monitorare le specie in pericolo e vulnerabili; fornire assistenza sui problemi legali e scientifici.

Art. 1 della Convenzione di Berna per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa (conchiusa il 19 settembre 1979) 1. Scopo della presente Convenzione è di assicurare la conservazione della flora e della fauna selvatiche e dei loro biotopi, segnatamente delle specie e dei biotopi la cui conservazione richiede la cooperazione di più Stati, e di promuovere tale cooperazione. 2. Attenzione particolare è rivolta alle specie, comprese quelle migratrici, minacciate d’estinzione e vulnerabili.

Direttiva europea: Direttiva Habitat 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. In particolare, la direttiva impone agli Stati membri di: sorvegliare lo stato di conservazione dell’Orso bruno (art. 11); promuovere la ricerca, lo scambio di informazioni per garantire un efficace coordinamento della ricerca attuata nella Comunità europea (art. 18, comma 1); incentivare la cooperazione transfrontaliera in materia di ricerca (art. 18, comma 2). Sulla base di questa direttiva è stata impostata la Rete Natura 2000, un insieme di siti che ospitano habitat e specie di interesse comunitario. Il progetto Rete Natura 2000 e la Convenzione di Berna per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa operano in parallelo.

Leggi nazionali: in Italia la Direttiva Habitat è stata recepita con il D.P.R. 357/97 (“Regolamento recante attuazione della Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”). All’Articolo 4 di tale D.P.R. si legge che i soggetti incaricati delle funzioni normative e amministrative connesse all’attuazione della Direttiva Habitat sono le Regioni o le Province Autonome. Con D.M. 3 settembre 2002 il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ha inoltre emanato le “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000”. Le Linee Guida lasciano ampio spazio di manovra alle amministrazioni regionali e provinciali responsabili dell’attuazione delle misure specifiche concernenti i siti della Rete Natura 2000, a condizione che esse rispettino le finalità generali della Direttiva Habitat e gli indirizzi forniti dal documento.

Legge provinciale: la Provincia Autonoma di Trento ha emanato la L.P. 10/04, la quale, tra le altre cose, individua misure per adeguare la normativa provinciale al quadro nazionale e comunitario, con particolare riferimento alla tutela della Rete Natura 2000. Nel comma 5 dell’Articolo 9 di tale L.P. si stabilisce che, qualora le zone individuate come habitat naturale ricadano all’interno dei parchi naturali, le misure di conservazione debbano essere “adottate e assicurate” dai parchi stessi “nell’ambito degli strumenti di pianificazione e programmazione previsti dalla L.P. 18/88” (“legge istitutiva dei parchi”). Siccome la reintroduzione è stata attivata all’interno della zona habitat naturale del Parco Naturale Adamello Brenta ed essendo i confini di quest’ultimo interamente all’interno della Provincia Autonoma di Trento, per quanto riguarda il progetto di reintroduzione della specie Orso bruno (Life Ursus) ci si basa sulle indicazioni contenute nel Piano del Parco e nel Piano Faunistico, redatti annualmente.

Piano d’azione interregionale (PACOBACE): a questo punto, visto che il progetto Life Ursus mira ad un ripopolamento della specie Orso bruno su tutta la Regione Alpina Centro-Orientale, “risulta evidente la necessità di assicurare l’armonizzazione delle politiche di conservazione dell’Orso bruno su scala alpina e quindi il coordinamento degli Enti locali competenti”. Per assolvere a questo compito è stato approvato in data 5 novembre 2008, il Piano d’Azione Interregionale per la Conservazione dell’Orso bruno nelle Alpi Centro-Orientali (PACOBACE) previa attuazione del Protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, la Regione Lombardia, la Regione Veneto, la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, la Provincia Autonoma di Trento, la Provincia Autonoma di Bolzano.

Art. 2 e 4 del documento d’approvazione del Piano d’Azione Interregionale per la Conservazione dell’Orso bruno nelle Alpi Centro-Orientali (PACOBACE)

Art. 2 Vista l’aderenza del Piano alle Linee Guida per la gestione dei grandi carnivori citate in premessa, esso rappresenta il documento di riferimento per gli Accordi internazionali con i Paesi dell’Unione Europea ed extracomunitari e gli Accordi transfrontalieri.

Art. 4 Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, le Regioni e le Province autonome cureranno l’attuazione del Piano.


Finanziamenti ed indennizzi





EVENTI SALIENTI

L'ARRIVO IN TRENTINO DI:




ZOZE 22 MAGGIO 2000



VIDA 4 MAGGIO 2001



JURKA 3 MAGGIO 2001


JURKA IN CATTIVITA'


UNO E TRINO

Il progetto “Life Usus” non si è limitato alla sfera fisico, biologica, ma come ogni processo scientifico anche la questione relativa alla reintroduzione dell’orso in Trentino ha inciso a livello sociale e politico.
Abbiamo individuato nei tre ambiti fisico-biologico, politico e sociale- emozionale gli attori e le questioni derivate dall' introduzione dell' animale.


FISICO- BIOLOGICO
Caratteristiche:
L'orso appartiene alla categoria dei mammiferi e, anche se è considerato un carnivoro, solo occasionalmente si ciba di carne. Essendo un'animale in grado di adattarsi facilmente alle risorse disponibili sul territorio, infatti, nella sua alimentazione rientrano frequentemente vegetali, insetti e larve di api. Un esemplare maschio alpino arriva a pesare fino a 200 Kg mentre, per le femmine, il peso è poco più della metà di un orso maschio.
I plantigradi, chiamati così perchè, come l'essere umano, quando camminano appoggiano l'intera pianta del piede a terra, si spostano molto sul territorio anche nelle ore notturne. Solitamente l'andatura è "al passo", mentre correndo riescono a raggiungere i 45 Km orari.
Sono animali solitari, se si esclude infatti il periodo degli accoppiamenti, si spostano soli, senza muoversi in branco. Durante il periodo invernale gli orsi bruni vanno in letargo, ma il loro sonno non è necessariamente continuo; gli orsi infatti possono allontanarsi dalla loro tana per brevi momenti.
Dopo questi primi anni di reintroduzione, attualmente nel territorio sono presenti circa 25- 30 orsi. A fine anni '90 erano sopravvissuti circa tre- quattro esemplari. Questi animali hanno una basso tasso riproduttivo, ma le cause della diminuzione del numero di animali nella zona non sono attribuibili ad eventi naturali, bensì alle diffuse pratiche di bracconaggio, oltre che all' inesorabile processo di urbanizzazione.

POLITICO- LEGISLATIVO
Documenti e convenzioni per proteggere e salvare da una probabile estinzione l'Ursus Arctos nella zona alpina:

-Convenzione di Berna 19 settembre 1979: tutela e conservazione della flora e fauna selvatica in Europa e dei suoi habitat naturali.

-Convention on International Trade in Endagered Species of the Wild Fauna and Flora (CITES)

-Convenzione del 3.3.1973 :regolamenta il commercio delle specie minacciate.
-U.E. :Direttiva habitat 92/43/CEE, 22.7.92

coordinamento tra regioni

PACOBACE (testo online disponibile al sito http://www.orso.provincia.tn.it/): Piano d'azione interregionale per la conservazione dell'orso bruno nelle Alpi centro orientali, pensato nell'estate del 2007. I soggetti che rientrano nel piano d'azione sono:
Provincia Autonoma di Trento
Ministero dell’Ambiente
Istituto nazionale per la fauna selvatica
Provincia Autonoma di Bolzano
Regione Lombardia
Regione Friuli Venezia Giulia
RegioneVeneto

Agenda politica locale: contrapposizione spesso netta, tra i sostenitori del progetto e contrari. (Lega Nord-Giovannazzi Vs Giunta Dellai)

SOCIALE - EMOZIONALE

Mobilitazione di movimenti ambientalisti (vedi immagini nella sezione foto):

-Sabato 13 ottobre manifestazione “Jurka libera” Trento

-Berlino manifestazione 1 luglio 2006

-Monaco manifestazione 2 settembre 2006


Rilievo della questione a livello mediatico

-Jurka diventa il personaggio trentino dell’anno 2007, secondo il sondaggio online del quotidiano "Trentino" con il 40% di preferenze dei 3200 voti raccolti

- Trentino: 434 risultati digitando Jurka (dicembre 2004/1novembre2008)
- Trentino: 109 risultati digitando JJ1 (2006/2008)
- Trentino: 239 risultati digitando Life Ursus (2004/2008)


Turistico (vedi anche nel dettaglio tra gli argomenti correlati)


-Vedi mappatura dei siti di Issue crawler


Simbolo

Il centro sociale Tana Libera Tutti di Trento ha deciso di rinominare il proprio centro "Bruno". E' stato deciso di adottare tale nome poichè JJ1, sconfinando in Baviera,l'orso è diventato simbolo di libertà e di ribellione ai confini politici ed istituzionali imposti.

Interesse internazionale e scientifico

-IBA (International Conference on Bear Research & Management Riva del Garda 2005 (27 settembre- 1 ottobre)

Realizzazione indagine demoscopica Doxa 1997, 2003.

Nel 2007:

- Terzo incontro di coordinamento transalpino per la gestione orsi problematici (Liechtenstein 14- 16 maggio 2007)

- Visita a Trento della delegazione francese (WWF-FRA e Associazioni locali dei Pirenei) 11- 12 maggio 2007

- Delegazione di allevatori, apicoltori e cacciatori accompagnati per conoscere le metodologie adottate dalla PAT per la gestione della locale popolazione di orsi con particolare attenzione alla prevenzione ed indennizzo danni. (12 -13 ottobre 2007)

- Delegazione francese composta da rappresentanti governativi, allevatori, sindaci cacciatori e altri rappresentanti di altre associazioni provenienti dai Pirenei francesi (18 e19 ottobre, 11 e 12 dicembre 2007)

- Riunione a Bologna tra studiosi svizzeri e INFS per discutere dell’orso problematico JJ3 (orso poi ucciso in Svizzera)

Business (vedi nel dettaglio le foto nella sezione Business:l'orso come logo)

- "Jurka che frutta": marchio registrato presso la Camera di Commercio di Trento per i piccoli frutti.

- Linea di prodotti cosmetici dedicati all'orsa.
-Linea di prodotti alimentari con logo dell'orso regolarmente registrato presso la Camera di Commercio di Trento.
-Frequentemente utilizzato come certificato di qualità ambientale, nonchè come fonte di promozione turistica per la Provincia Autonoma di Trento.

IL BUSINNES: l'orso come logo

Vi mostriamo alcune foto di manifestazioni o prodotti sponsorizzati utilizzando come logo l 'orso bruno.
Lasciamo a voi qualsiasi tipo di riflessione in merito.


Il team dell' orso Bruno










Un esempio ci viene anche dal video postato sul Blog (sezione pubblicità) lo spot dell'Agritur Casamela in Trentino.

ORSO E COMUNICAZIONE

I media, e in particolar modo quelli locali, hanno dimostrato fin dalle prime reintroduzioni una grande attenzione al tema dell'orso, che compare con sistematicità tra le notizie dei quotidiani, dei radio e dei telegiornali.
In questa sezione vogliamo quindi indicarvi i risultati ottenibili sul catalogo web del quotidiano "Trentino" (http://trentinocorrierealpi.repubblica.it/ ) digitando Life Ursus.


2008: 49 risultati ( gennaio 2, marzo 2, aprile 13 ,maggio 8, giugno 10, luglio 2, agosto 4, settembre 6, ottobre 2)


2007: 58 risultati (gennaio 5, febbraio 1, marzo 2, aprile 18, maggio 1, giugno 5, luglio 7, agosto 4, settembre 6, ottobre 4, dicembre 5)



2006: 57 risultati (gennaio 4, marzo 1, aprile1, maggio 7, giugno 16, luglio 7, agosto 12, settembre 2, ottobre 3, novembe 2, dicembre 2)



2005: 48 risultati ( marzo 2, aprile 11, maggio 7, giugno 8, luglio 5, agosto 8, settembre 4, ottobre 1, novembre 1, dicembre 1)



2004: 27 risultati ( gennaio 1, febbraio 2, marzo 2, aprile 1, giugno 4, luglio 1 , agosto 8, settembre 1, ottobre 2, novembre 1, dicembre 2)


Con i seguenti dati abbiamo elaborato un istogramma : sull' asse delle x abbiamo posto gli anni, mentre sulle y, il numero di citazioni del nome del progetto Life Ursus.
E' possibile osservare una rapida espansione del peso dato dal quotidiano Trentino al progetto. Gli anni in cui tale interesse è maggiore sono il 2006/2007









"La Repubblica" catalogo web

3 risultati per Life Ursus 2006 (maggio 1, giugno 1, luglio 1)

http://ricerca.repubblica.it/repubblica?query=life+ursus&view=archivio&testata=&sortby=news&year=2006


2005 1 risultato (agosto)

http://ricerca.repubblica.it/repubblica?query=life+ursus&view=archivio&testata=&sortby=news&year=2005


2001 1 risultato (settembre)

http://ricerca.repubblica.it/repubblica?query=life+ursus&view=archivio&testata=&sortby=news&year=2001

E' interessante notare come, a livello nazionale, il 2006 è l' anno in cui si è verificata una maggiore attenzione mediatica al progetto Life Ursus. Ricordiamo che il 2006 è stato l'anno dell' uccisone di JJ1 e delle conseguenti tensioni politiche createsi tra Italia - Germania.





INTERVISTE

Per esaminare la controversia relativa all'orso bruno abbiamo deciso di intervistare sia i vari attori sociali coinvolti nella realizzazione del progetto Life Ursus, sia le persone che, come gli allevatori, inevitabilmente si sono trovati a convivere con la sua attuazione. Abbiamo diviso le interviste, in base al gruppo d'appartenenza, in:

ENTI PROVINCIALI: Ufficio Faunistico del Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento; Museo Tridentino di Scienze Naturali.

PARTITI POLITICI: Lega Nord; Verdi e Democratici del Trentino; Amministrare il Trentino.

MOVIMENTI E ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE: WWF; Animalmente; No alla caccia.

ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA: Apicoltori Trento.

ALLEVATORI: due testimonianze di pastori.

OPERATORI TURISTICI: un albergatore.

CITTADINI: un'opinione.

Enti provinciali

Risponde Claudio Groff: referente e coordinatore del Servizio per le Attività di monitoraggio, informazione alla collettività, formazione degli operatori, gestione degli indennizzi, gestione delle emergenze e raccordo con gli Stati e le Regioni.

Intervista semi-strutturata faccia a faccia in data 27/11/08


D:Lei è a favore o contrario al ripopolamento dell’orso bruno in Trentino? Perché?

R: Sono assolutamente favorevole. Sono molti anni che mi occupo della questione, quando ero ragazzo per hobby e adesso per lavoro. Alla fine degli anni ‘80, inizio anni ‘90, facevo parte del piccolo gruppo pionieristico che scrisse il primo progetto sugli orsi. A ciò ho sempre creduto molto perché sono appassionato di montagna, di ambiente alpino del quale l’orso è l’emblema e perciò penso che chiunque di noi abbia a cuore le sorti dell’ambiente non possa prescindere dall’orso, così come dall’aquila o dalla stella alpina, ma anche da tutte le altre specie. L’orso ha però qualcosa in più. Quando si parla di orso non si parla solo di fattori biologici, ma anche emotivi, culturali, sociali e storici. È una forma di vita che dà molti spunti ed opportunità di riflessione. Detto questo, per spiegare perché è importante il ripopolamento dell’orso starei comunque al dato di base: cercare di contrastare il trend generale esistente che è quello della perdita delle specie, della perdita di biodiversità, dell’impoverimento dell’ambiente.

D: Secondo Lei è più forte l’immagine dell’orso “cattivo” che si mangia le pecore o quella dell’orso “vittima” ucciso in Germania e Svizzera?

R:È difficile dire quale sia l’immagine rimasta più impressa nella mente delle persone, soprattutto perché sono state entrambe evidenziate, sottolineate dai media. Posso dire che quella dell’orso cattivo che fa dei danni, dell’orso che può anche essere pericoloso, è condivisa da più persone che non quella dell’orso vittima. Però ci sono persone che sentono entrambe le cose: ci sono persone che conoscono poco l’orso, che non c’hanno a che fare e dicono “eh! però è pericoloso, eh! però fa danni, eh! però si starebbe meglio senza” e poi, quando gli sparano “eh! povero orso, sarebbe stato meglio metterlo in una gabbia”. Sembrano due sentimenti contrastanti però penso si possano provare tutte e due.

D: Quanti sono gli orsi e dove sono?

R:Il dato ultimo che abbiamo è quello della fine del 2007 (tra poco sarà disponibile quello del 2008) il quale ci dice che abbiamo 23 animali e pensiamo non siano molti di più, non più di 25. Questo è il dato ufficiale. Sono tutti nel Trentino occidentale tranne uno che è sull’altipiano di Asiago , uno in Lombardia e uno o due in Alto Adige.

D: Ad oggi pensa che il progetto di ripopolamento dell’orso sia riuscito?

R:Penso di sì, è un progetto di successo. Ci sono anche pareri più autorevoli del mio che lo sostengono e cioè quelli della Comunità Scientifica Nazionale ed Internazionale. Sull’orso c’è una rete internazionale di convegni a livello mondiale e attraverso questi possiamo capire il corso della situazione e cosa pensano gli altri del nostro progetto. Finora è considerato un progetto di successo. Rispetto alle altre esperienze possiamo comparare il nostro progetto a quello francese sui Pirenei e a quello austriaco. Quest’ultimo ha avuto un esito negativo dovuto probabilmente al bracconaggio, mentre i francesi hanno avuto un risultato migliore anche se il contrasto sociale in Francia è molto forte, soprattutto con gli allevatori, i quali sono politicamente molto attivi. In più, come ammettono gli stessi operatori francesi, hanno attivato, rispetto a noi, meno canali di informazione, di preparazione prima di portare gli orsi. Se guardiamo al nostro territorio, almeno sedici cucciolate e trenta nati negli ultimi anni è un dato positivo. Ricordo però che lo Studio di Fattibilità diceva che ci vorranno venti-quarant’anni per capire se il progetto funziona e mi rendo conto, più si va avanti, che lo studio ha ragione. Di anni ne sono passati solamente sei ed è presto per dire come andrà a finire. La variabile più incerta rimane quella della componente sociale: è anche possibile che ci si renda conto che la gente non vuole gli orsi ad un livello tale da non poterne tenere nemmeno pochi, bisognerà eliminarli. C’è questa possibilità.

D:Quanto pensa abbia influito l’attrattiva turistica, ossia l’avere l’orso libero nei boschi trentini, nella decisione di ripopolare il territorio?

R:Pochissimo e posso dirlo da una posizione privilegiata perché, come raccontavo prima, all’inizio degli anni ‘90 ero tra le persone, facenti parte del Parco Adamello Brenta all’inizio e anche della Provincia poi, che si riunivano e che hanno portato avanti l’idea del progetto, idea che nasce grazie ad un professore tedesco, Schroeder, il quale stendendo il Piano Faunistico del Parco Adamello Brenta per la prima volta scrisse: “L’orso si sta estinguendo, o lo lasciamo estinguersi o ne portiamo degli altri”. La sua era una motivazione biologica, essendo egli biologo di formazione. A questo punto la reazione è stata positiva rispetto al ripopolamento, sia da parte del Presidente sia da parte del Direttore del Parco Adamello Brenta, sia da parte dalla Provincia. Quindi in principio si è detto sì perché si è sempre creduto che l’orso è un valore delle nostre montagne. Successivamente, quando si è arrivati alla delibera nel Mercato di Gestione del Parco, immagino che i rappresentanti dei Comuni abbiamo pensato anche all’aspetto di attrattiva turistica. Ha pesato cioè nella parte politica della decisione, la qual cosa è secondo me condivisibile, tanto che nel 2003 si è fatta un’indagine Doxa per capire se i turisti sono favorevoli alla presenza dell’orso, indagine che ha avuto una risposta positiva. Quindi i rappresentanti dei Comuni in realtà hanno avuto ragione a pensarci.





Risponde Davide Dalpiaz: Dottore in Biologia Animale, scienziato del Museo Tridentino di Scienze Naturali; si occupa del monitoraggio degli orsi, del controllo dei danni causati dall’orso, dell’attuazione delle relative pratiche di risarcimento e della comunicazione con la popolazione e con le scuole.


Intervista semi-strutturata faccia a faccia effettuata in data 20/11/2008.




D: È favorevole o contrario al reinserimento dell’orso bruno in Trentino? Perché?

R: Sono favorevole al reinserimento dell’orso bruno perché credo ci siano diversi aspetti che rendono questo progetto interessante: innanzitutto, da un punto di vista normativo, il Trentino si è trovato di fronte ad una scelta quasi obbligata perché era chiamato a rispondere a delle direttive dell’Unione Europea a tutela della specie. Inoltre, l’orso bruno è un animale autoctono, cioè in Trentino si è sempre riscontrata la sua presenza. Attualmente, ci sono zone del Trentino, ad esempio la Valle dei Laghi o il Monte Bondone, dove non si vedeva più l’orso da tempo; perciò gli abitanti del luogo sono ancora un po’ restii alla reintroduzione dell’orso sul territorio. Invece in altre zone, vedi la zona del Brenta, dove gli abitanti ne hanno una “memoria più fresca” si è abbastanza favorevoli alla sua presenza. Sono altresì favorevole perché ogni perdita di biodiversità va assolutamente evitata per le generazioni future. I pareri contrari alla reintroduzione derivano dalla convinzione del fatto che l’orso sia pericoloso, ma la sua pericolosità è virtuale: l’animale se è gestito nella maniera giusta non è pericoloso, si può dimostrare aggressivo solo quando sta difendendo una preda o i suoi cuccioli. Comunque il Trentino ha ottenuto una grande visibilità grazie a questo progetto, il quale è conosciuto in tutto il mondo.

D: Secondo Lei nell'opinione pubblica è più forte l'immagine dell'orso “vittima” che viene ucciso in Germania e in Svizzera o quella dell'orso “cattivo” che mangia le pecore?

R: Entrambe le immagini hanno sollevato l’opinione pubblica. Infatti, quando JJ1 è stato ucciso in Baviera è sorto un ampio dibattito, ma un dibattito altrettanto acceso si ripresenta quando è l’orso a uccidere le pecore. È importante capire che l’orso è una specie selvatica degna di rispetto come tutte le altre, non è un peluche, né tantomeno un crudele predatore come mostrato da certi film. Perciò non bisogna “innamorarsi” del singolo esemplare, come ad esempio Jurka, ma invece trovare una giusta via di convivenza tra l’uomo e l’animale: osservare l’orso sì, ma da lontano. Il vero problema è pertanto l’avvicinamento dell’orso all’uomo, mentre per i danni ad altri animali come le api o le pecore è possibile tutelarsi attraverso l’utilizzo di recinti elettrificati, per l’uomo la cosa è un po’ più complicata.

D: Sa esattamente quanti e dove sono gli orsi in questo momento?

R: Nei primi anni del progetto vennero liberati nel Parco Adamello Brenta 10 orsi provenienti dalla Slovenia, di cui però una femmina morì l'anno stesso. Da questi “fondatori” si è sviluppata una popolazione costantemente monitorata con metodiche genetiche e che conta attualmente circa 25 esemplari. Alcuni individui, maschi giovani, sono usciti dal territorio provinciale. Al momento, JJ5 è in Lombardia e si pensa siano a lui attribuibili alcuni danni, un paio sono in Alto Adige, altri due in Svizzera ed uno sull’altopiano di Asiago. I restanti si trovano tutti nel Trentino occidentale, soprattutto sul Gruppo del Brenta, sulla Paganella, sul Monte Gazza, in Val di Ledro e nella Valle dei Laghi.

D: Visti gli avvenimenti accaduti in passato (maltrattamenti,uccisioni..), Lei trova che il progetto Life Ursus sia riuscito o no?

R: Nell’indagine demoscopica Doxa del 1997 vennero intervistati gli abitanti di tutte le Province interessate dal progetto Life Ursus, ma non i residenti dei grandi centri urbani, come ad esempio la città di Trento, perché considerati lontani dalla realtà “orso”. Nella successiva indagine realizzata nel 2003 vennero, invece, intervistati solo i Trentini, compresi quelli residenti nei grandi centri urbani. Dalle due indagini risulta una elevata percentuale di consensi, infatti si è registrata una percentuale di favorevoli pari a circa il 75% degli intervistati. Un’ulteriore indagine, per vedere come la situazione si sta evolvendo dal punto di vista dell’accettazione, è prevista per quest’anno.
Dal punto di vista economico i danni sono limitati. Se ne è rilevato un piccolo aumento quest’anno, ma sono sempre cifre bassissime se confrontate con altre voci di spesa dell’Amministrazione. C’è da sottolineare comunque che i soldi usati per riparare ai danni causati dall’orso o a prevenirli sono a disposizione del comparto Ambiente e quindi, se non venissero utilizzati per gli indennizzi, verrebbero comunque impiegati nei settori competenti a tale comparto.

D: Quanto crede abbia influito, nella decisione di ripopolamento dell'orso in Trentino, l'aspetto turistico, ovvero l'attrattiva che può avere per il turista la presenza dell'orso libero nei boschi e non in gabbia come allo zoo?

R: E' sicuramente uno dei fattori che sono stati presi in considerazione per consolidare l'opinione positiva rispetto alla opportunità di reintrodurre degli esemplari. Il Parco Nazionale d'Abruzzo (ora d'Abruzzo, Lazio e Molise), i Comuni inclusi nel territorio del quale hanno redditi pro capite tra i più alti d'Italia, è emblematico in tal senso, visto che da decenni ha altissimi numeri di visitatori (ad oggi quasi due milioni all'anno) attirati tra il resto, dalla presenza di specie animali "prestigiose" come l'orso marsicano in primis, ma anche il lupo. Ricordiamo però che il principale fattore che ha guidato la decisione è stato l'obbligo di reagire a norme e leggi nazionali ed internazionali (soprattutto direttive comunitarie) che in pratica imponevano o sollecitavano molto questa soluzione in presenza di una popolazione che andava a scomparire.






Risponde Mauro Baggia: operatore della Squadra cattura ed emergenza orso, rilevamento danni ed addestramento cani da orso.

Intervista semi-strutturata realizzata telefonicamente in data 25/11/2008


D: Lei è a favore o contrario al ripopolamento dell’orso bruno sulle Alpi? Perché?

R:Sono a favore. Il programma di rinsanguamento dell’orso bruno è importante soprattutto perché la sfiorata estinzione della specie è stata causata dall’uomo ed è quindi dovere di quest’ultimo salvarla all’interno del suo ambiente naturale, in questo caso, l’Arco alpino.
L’unico punto critico che vedo è quello che vede come attore la popolazione.
Inoltre sono a favore perché la presenza di grandi carnivori sul territorio è segno di un’alta qualità dell’ambiente.

D: Secondo Lei è più forte l’immagine dell’orso “cattivo” che si mangia le pecore o quella dell’orso “vittima” ucciso in Germania e Svizzera?

R:Bisogna fare una distinzione: in bassa Val di Non l’orso c’è sempre stato, c’è una continuità della sua presenza e si dà perciò per scontato che l’orso ci sia. Invece in altre zone come la Val di Ledro e la bassa Val Giudicarie vi è una bassa tolleranza rispetto alla sua presenza, soprattutto da parte degli allevatori. Credo anche che accanto a questi due casi vi siano persone singole le quali, stando o da una parte o dall’altra, esagerano l’immagine dell’orso. Mi accorgo però che questo accadeva soprattutto nei primi tempi; ora credo che la popolazione abbia un’immagine dell’orso più vicina alla realtà e questo grazie alle serate di informazione sul comportamento e le abitudini dell’orso tenute nelle varie località trentine.

D: Quanti sono gli orsi e dove sono?

R:Si stima siano tra i 25 e i 30. Ricordo che siamo già alla terza generazione, e quando fino alla prima gli orsi si conoscevano per nome, ora questo non è più possibile. Abbiamo invece un quadro della situazione attraverso l’analisi genetica.
Le zone nelle quali sono presenti sono la zona della Catena del Brenta, la zona della Val di Sole, la Val Rendena, le Sarche, Molveno, i monti Paganella e Gazza. Due o tre orsi sono sulle Maddalene e uno è nella zona degli altipiani.

D: Ad oggi pensa che il progetto di ripopolamento dell’orso sia riuscito?

R: Per valutarne la riuscita bisogna aspettare dai 18 ai 40 anni dall’ultimo orso rinsanguato, ed oggi ne sono trascorsi quasi 10. Non è ancora tempo di tirare le somme. L’obiettivo è quello di avere una popolazione di orsi sulle Alpi orientali che entri poi in contatto con la popolazione dei Balcani. È un progetto ambizioso, però finora la riproduzione è attiva, c’è un buon tasso di natalità. Ciò fa pensare alla riuscita del progetto, ma è ancora tutto in forse, potrebbe andare a finire come in Austria dove ad un certo punto ci si è resi conto che erano rimasti solo pochissimi orsi e che i più non erano sopravvissuti. Comunque, se gli orsi non diventano problematici e se le femminine si riproducono a questo ritmo direi che il progetto riuscirà. È vero che mancano all’appello alcuni maschi ed alcune femmine adulti, ma ciò non dovrebbe compromettere la riuscita del progetto.

D: Quanto pensa abbia influito l’attrattiva turistica, ossia l’avere l’orso libero nei boschi trentini e non in gabbia come allo zoo, nella decisione di ripopolare il territorio?

R: Non so se ha portato attrattiva, però mi sento di dire che località come Andalo e Molveno, luoghi di turismo estivo, non hanno subito dei cambi nel numero di turisti che scelgono questi luoghi come meta turistica. Certo è che l’orso è diventato un simbolo e il turista è felice della sua presenza.