Partiti politici

Risponde Diego Binelli, esponente del partito Lega Nord per il Trentino.


Intervista semi-strutturata realizzata telefonicamente il giorno 01/12/2008 .



D: Lei e il Suo gruppo politico siete favorevoli o contrari al reinserimento degli orsi bruni in Trentino? Per quale motivo?

R: La posizione del mio gruppo politico relativamente al progetto Life Ursus è, dato ciò che sta accadendo, sicuramente negativa. Le motivazioni che ci portano a tale considerazione è data fondamentalmente da motivi di pubblica sicurezza (cita episodi di incontri ravvicinati) e da considerazioni economiche (eccessivo peso sul bilancio della provincia autonoma di Trento).
La Provincia ha versato per il progetto 1.200.000 €, ed il costo annuale, si aggira attorno ai 600.000 €

D: Che ruolo o che posizione ha avuto il partito Lega Nord nel dibattito politico che è sorto in relazione al progetto Life Ursus?

R: Già nelle ultime due legislature la Lega Nord si è mossa interpellando la giunta Provinciale con ripetute interrogazioni effettuate soprattutto dal Consigliere Erminio Boso. Attualmente siamo impegnati nella raccolta di firme per sostenere una sospensione del progetto in corso. Dato che nei Pirenei è stato attivato un progetto simile di reinserimento, gli orsi potrebbero essere spostati in questa area. La Lega è assolutamente contraria all’uccisione dei plantigradi presenti sul territorio dopo il reinserimento.

D: Secondo Lei che tipo di idea hanno i Trentini riguardo a questo tipo di animale? Prevale a Suo avviso una considerazione negativa o positiva riguardo la sua presenza sul territorio?

R
: Se consideriamo una sostanziale indifferenza iniziale tra la popolazione, oggi la maggioranza risulta essere spaventata e in disaccordo con il proseguo di tale progetto. La gente infatti non è più libera di frequentare i boschi in cui è sempre stata.

D: E’ a conoscenza del numero di esemplari di orso bruno presenti attualmente sul territorio?

R: Dicono siano una ventina, ma dai nostri dati risultano essere almeno cinquanta.

D: Ritiene che la presenza dell’orso in Trentino possa in qualche modo avere delle ripercussioni (in positivo o in negativo) sul settore turistico provinciale?

R: Non credo siano presenti ripercussioni positive sul piano turistico. Molti sembrano avere paura per la presenza dell’animale e sono quindi spaventati dalla possibilità concreta di incontri ravvicinati sul territorio.

D: Il progetto è stato avviato da diverso tempo. Ritiene che l’iniziativa del reinserimento sia stata condotta e gestita positivamente o, è dell’opinione invece che il progetto sia piuttosto da rivedere?

R: Se si esclude il successo che il progetto può aver avuto da un punto di vista prettamente scientifico- ambientale, a nostro avviso è giusto che sia rivisto anche conseguentemente alla luce di ciò che è accaduto in paesi limitrofi come la Baviera.





Risponde Roberto Bombarda: Consigliere provinciale dei Verdi e Democratici del Trentino

Intervista semi-strutturata realizzata via e- mail in data 26/11/2008



D: Lei e il Suo gruppo politico siete favorevoli o contrari al reinserimento degli orsi bruni in Trentino? Per quale motivo?

R: I Verdi sono da sempre promotori della tutela della biodiversità e della fauna selvatica comprendente anche i grandi predatori. Sono stati fin dall’avvio tra i maggiori sostenitori del progetto Life-Ursus. I Verdi - ed io con loro – ritengono che il processo di reintroduzione dell’orso bruno contribuisca a ripristinare uno status che ha caratterizzato la natura alpina per millenni. L’orso è arrivato sulle Alpi prima dell’uomo e con l’uomo ha convissuto, pur tra innegabili situazioni conflittuali, per molti secoli. Da sempre l’orso rappresenta l’anima della montagna e dei boschi e la sua presenza arricchisce l’intero ecosistema.

D: Che ruolo o che posizione ha avuto il partito Verdi del Trentino nel dibattito politico che è sorto in relazione al progetto Life Ursus?

R: E’ stato soprattutto un ruolo di promozione e di difesa dagli attacchi, del progetto, dei suoi artefici, ma anche dell’animale.

D: Secondo Lei che tipo di idea hanno i Trentini riguardo a questo tipo di animale? Prevale a Suo avviso una considerazione negativa o positiva riguardo la sua presenza sul territorio?

R: Ritengo che ci sia ancora molta ignoranza, cavalcata ad arte da alcuni personaggi e da talune forze politiche. La paura del plantigrado è direttamente proporzionale al grado di ignoranza sull’animale, sui suoi comportamenti, sugli effettivi rischi. L’orso è molto meno pericoloso di altri animali selvatici, anche se indubbiamente la sua stazza può impressionare le persone più suscettibili. Credo che in ambito cittadino sia ampiamente prevalente un favore verso l’animale, nelle valli è invece il contrario: qui l’animale è molto più vicino, con le “apparizioni” ma anche con i danni ed i relativi spaventi che arreca. E’ dunque comprensibile che si debba lavorare molto di più a livello valligiano per far conoscere l’orso, ma anche per proteggere le proprietà private (immobili ma anche greggi) e per limitare, con adeguati interventi, comportamenti per così dire “ingombranti” dell’orso (quando, ad esempio, diventa troppo confidenziale nei confronti dei centri abitati, iniznaod a frugare nei cassonetti dell’immondizia, demolendo pollai o recinti di altri animali domestici, ecc.).

D: E’ a conoscenza del numero di esemplari di orso bruno presenti attualmente sul territorio?

R: Sì, sono una ventina. Tra quelli importati ed i nati sarebbero più di trenta, ma qualcuno ha ormai comprensibilmente oltrepassato i confini provinciali (che non può, come ovvio, conoscere) per collocarsi nelle regioni e nei Paesi limitrofi.

D: Ritiene che la presenza dell’orso in Trentino possa in qualche modo avere delle ripercussioni (in positivo o in negativo) sul settore turistico provinciale?

R. In senso positivo crea un’idea di territorio integro molto importante per qualificare l’immagine del Trentino. La presenza dell’orso vale, in termini economici, come una campagna promozionale da molti milioni di euro. Può inoltre sicuramente attrarre visitatori interessati ad incontrarlo. D’altra parte, può allontanare un numero, credo peraltro molto esiguo, di turisti o potenziali tali, intimoriti dalla sua presenza.

D:Il progetto è stato avviato da diverso tempo. Ritiene che l’iniziativa del reinserimento sia stata condotta e gestita positivamente o, è dell’opinione invece che il progetto sia piuttosto da rivedere?

R:Da un punto di vista strettamente scientifico, il progetto è stato un grande successo di rilievo internazionale. Merito anche delle persone che sono state impegnate in questi anni nelle varie attività. Da oggi in poi credo che si debba concentrare l’attenzione verso una maggiore conoscenza e comprensione dell’animale e dei suoi comportamenti da parte dell’opinione pubblica locale, cercando di evitare od isolare prontamente casi di danneggiamento o comportamenti troppo confidenziali dell’animale verso cose o persone.






Risponde Nerio Giovannazzi: Consigliere provinciale di Amministrare il Trentino

Intervista semi-strutturata realizzata faccia a faccia in data 15/12/2008



D: Lei e il Suo gruppo politico siete favorevoli o contrari al reinserimento degli orsi bruni in Trentino? Per quale motivo?

R: Personalmente sono contrario non al progetto in sé, ma all’impostazione che ne è stata data. Si può parlare di Life Ursus come ormai di un vero business. L’introduzione degli esemplari doveva avvenire dove l’orso era presente storicamente ed evitare assolutamente che tali animali familiarizzassero con i centri urbani.
Aver premesso l’insediamento nelle aree antropizzate ha fatto si che la popolazione dei cuccioli avesse poi lo stesso comportamento dei genitori. Questo naturalmente provoca disagi sia da un punto di vista sociale che economico.
Socialmente ormai si è infatti diffusa una psicosi dell’orso. Molti vivono situazioni di paura uscendo sul territorio. Di fatto si è registrata in un certo senso una sorta di limitazione della libertà umana, in particolare tra le persone anziane che vivono in periferia si è creato un disagio che si somma ulteriormente a quelli che già devono affrontare.
Economicamente si sono verificati danni alle greggi, demolizione di apiari e ingenti danni alle coltivazioni. E’ stata fissata una tabella di risarcimento, ma questa non rappresenta una soluzione efficace dato che, nel momento in cui si verificano tali danneggiamenti, di fatto si interrompe il meccanismo che consente una fornitura continua del “prodotto” e pertanto un interruzione del rapporto economico tra consumatore e venditore. Questo problema purtroppo non emerge sufficientemente dalle associazioni di categoria che sono troppo legate al potere politico provinciale, ma il disagio traspare invece pienamente tra i singoli operatori con i quali sono in contatto. E’ proprio attraverso i continui rapporti con queste persone che è possibile rendersi conto della reale intensità del problema.

D: Che ruolo o che posizione ha avuto nel dibattito politico che è sorto in relazione al progetto Life Ursus?

R: Politicamente sono intervenuto attraverso interrogazioni provinciali alle quali è seguito un sostanziale mutismo da parte dei vertici della Provincia.
Ho inoltre agito muovendomi direttamente sul territorio promuovendo una petizione. Diversamente dalla Lega Nord, non ho però voluto usare il tema per accaparrarmi consensi utili in campagna elettorale, ma abbiamo invece preferito muoverci evitando il clamore mediatico. Nonostante l'assenza di pubblicità e la non sempre collaborativa azione delle realtà comunali, siamo riusciti a raccogliere tra le 6000 e le 7000 firme contro il progetto. Oggi, tuttavia, a causa delle elezioni e del cambio della giunta provinciale la petizione è in sospeso.
Va ricordato che nel nostro sito internet (www.neriogiovannazzi.it nda) era inoltre presente un sondaggio relativo alla sospensione del progetto Life ursus.

D: E’ a conoscenza del numero di esemplari di orso bruno presenti attualmente sul territorio?

R: E’ difficile saperlo e in realtà nessuno, neanche le autorità competenti ne sono realmente a conoscenza. Dicono comunque siano più di quaranta.

D:Secondo Lei che tipo di idea hanno i Trentini riguardo a questo tipo di animale? Prevale a Suo avviso una considerazione negativa o positiva riguardo la sua presenza sul territorio?

R: i Trentini sono una razza ancora meno scrutabile dell’orso e i loro comportamenti sono spesso dovuti alla convenienza . Muovendomi sul territorio ho la prova di come fuori dai grossi centri la maggioranza non condivida un progetto così gestito e in molti sono quindi favorevoli alla cattura. Non si può infatti parlare del problema dell’orso a Trento, perché l’animale non percorre certo le vie del centro e nessuno lo vedrà mai in Piazza Dante, è invece la periferia che ha bisogno di essere ascoltata maggiormente. Sono infatti gli abitanti delle valli i diretti interessati alla presenza dell’orso sul territorio.

D:Ritiene che la presenza dell’orso in Trentino possa in qualche modo avere delle ripercussioni (in positivo o in negativo) sul settore turistico provinciale?

R: Su un possibile impatto del progetto a livello turistico nessuno ha dei dati certi. Sicuramente ci sarà chi sarà affascinato dalla presenza dell’animale, ma molti invece hanno paura. Se ci fosse una presenza discreta dell’animale, si procedesse quindi dapprima alla cattura degli orsi che sono eccessivamente vicini ai centri abitati e succussivamente alla loro reimmissione nelle zone di origine, verrebbe dato maggiore spazio agli esemplari che sono riusciti a stabilizzarsi nelle zone non antropizzate. In questo modo i cuccioli si i inserirebbero in modo interessante e non preoccupante nel territorio trentino.

D: Il progetto è stato avviato da diverso tempo. Ritiene che l’iniziativa del reinserimento sia stata condotta e gestita positivamente o, è dell’opinione invece che il progetto sia piuttosto da rivedere?

R:Ho già risposto alla Sua domanda. Il progetto così gestito non funziona e pertanto è necessario un intervento drastico. La Provincia ha diffuso l’idea errata di un territorio dove si tutela la biodiversità e l’ambiente, ma questo non è del tutto vero. Le nostre discariche sono quasi esaurite, pensi anche al recente scandalo di Martes dove venivano portati rifiuti tossici provenienti dal nord Italia. Non abbiamo inoltre termovalorizzatori, né un inceneritore, manca quindi una vera politica ambientale.

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