CRONISTORIA:FASI E MOTIVAZIONI DEL PROGETTO

Ecco una breve sintesi delle motivazioni e delle fasi cronologiche che hanno portato alla reintroduzione dell'orso bruno sul territorio trentino e alla conseguente controversia.
Abbiamo cercato di presentare la situazione in modo semplice, anche se in realtà il percorso è decisamente complesso. Per informazioni più dettagliate vi segnaliamo una puntualissima spiegazione delle fasi al sito http://www.pnab.it/natura_e_territorio/orso/cronistoria.html



La reintroduzione dell'Ursus Arctos sulle Alpi centro orientali è attribuibile al progetto europeo Life Ursus, con il quale si proponeva il trasferimento di alcuni esemplari di orso bruno dalla Slovenia, al gruppo montuoso del Brenta.
L'iniziativa è resa necessaria dalla concreta possibilità di estinzione per questo esemplare sull'arco alpino, fatto che rappresenterebbe un grave danno per la tutela e la valorizzazione della biodiversità. L'Ursus Arctos è infatti considerata una specie ad ombrello, la sua presenza è, in altre parole, determinante per la sopravvivenza di numerose altre specie utili alla catena alimentare.
I motivi della costante diminuzione delle presenze di questi animali, sono attribuibili ad almeno tre fattori spesso correlati:


-La forte antropizzazione e la conseguente urbanizzazione delle Alpi
-Disboscamenti
-Pratiche di bracconaggio fortemente diffuse dalla seconda metà del XVII secolo che ne hanno drasticamente ridotto il numero.



- 1992: La Cee decide di intervenire attraverso l' emissione della Direttiva Habitat (n.43 del 1992) relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.
Nello stesso anno il professor Schroeder, che curava la realizzazione di un Piano Faunistico per il Parco Adamello Brenta, comincia a discutere di un progetto che veda l'area protetta come luogo di immissione di esemplari di Ursus Arctos.
- 1996: Il Parco Adamello Brenta richiede e ottiene l'accesso ai fondi europei Life Natura, utili per l'attuazione del progetto di reimmissione dell'orso bruno nel Parco Naturale Adamello Brenta. Un ulteriore ente erogatore viene individuato nella Provincia Autonoma di Trento (vedi nella sezione fondi e indennizzi) il cui contributo finanziario si rivela determinante.
L'intervento economico di quella che i trentini chiamano mamma provincia, divide l'opinione pubblica. Il caso diventa uno strumento politico utilizzato ripetutamente in campagna elettorale per denunciare il presunto spreco di denaro pubblico dell'amministrazione di centro sinistra.
Il Trentino è considerato un territorio ideale alla reintroduzione dell'orso bruno per diversi motivi:
-storica presenza dell'animale sul territorio.
-sistema normativo di difesa dell'animale e di gestione degli indennzzi esistente sin dagli anni 70 del '900 (Legge Provinciale del 10 agosto 1978 n. 31)
-possibilità di avvalersi del fondamentale coordinamento scientifico del Parco Adamello Brenta.


Si promuove nello stesso anno uno studio di fattibilità coordinato dall'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica per stabilire chiaramente le eventuali aree di reinserimento dell'animale e le possibilità effettive di sopravvivenza.


- 1997: la Direttiva Habitat viene recepita in Italia e attuata nel 2002 con forte ritardo.
Comincia una complessa attività di informazione e raccolta opinioni tra la popolazione. Viene a tal proposito commissionato uno studio demoscopico alla società Doxa che riguarderà tutte le province con cui l'animale si troverebbe in contatto, escludendo tuttavia dal campione i residenti dei grandi centri urbani. La pubblicazione dei risultati dimostrerà come circa il 70% del campione sia sostanzialmente favorevole alla presenza dell'orso.
- 1998: Si conclude lo studio di fattibilità che viene approvato dall'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica.
- 1999: il Parco Adamello Brenta è in possesso di tutti i permessi necessari per iniziare la reintroduzione dell'animale. Complessivamente verranno immessi nel gruppo del Brenta nove orsi provenienti dalla Slovenia, con un lavoro sinergico e collaborativo tra il Parco e il Servizio delle Foreste della Repubblica di Slovenia. Per i primi 40 giorni successivi al rilascio, gli animali sono monitorati 24 ore su 24 attraverso radiocollare, successivamente si passerà ad una diminuzione progressiva dei controlli con monitoraggi all'alba e al tramonto.
-2001: L'Ue accorda ulteriori finanziamenti per il progetto Life Ursus.
-2003: Viene commissionata un'ulteriore indagine demoscopica alla Doxa per comprendere se, con la reintroduzione dell'animale, l'opinione dei trentini dal 1993 sia cambiata. Il dato, che questa volta includeva anche l'opinione dei residenti a Trento, mostra come ancora una volta sia presente un elevato numero di consensi (con una percentuale sostanzialmente vicina al 70% del campione, dati consultabili al sito http://www.orso.provincia.tn.it/, alla sezione comunicazione)
-2004: Si conclude il progetto Life Ursus e cominca una seconda fase di attività tutt'ora in corso, volta al monitoraggio e al progressivo incremento demografico della popolazione degli orsi.
-2005: La risonanza del progetto tra la comunità scientifica internazionale si fa sempre più forte. Riva del Garda, infatti, diviene la prima città italiana ad ospitare quattro giornate di convegno dell' l'International Bear Association.
-2006: Durante il mese di agosto in Baviera, JJ1 figlio dell'orsa Jurka viene ucciso su ordine delle autorità federali bavaresi perchè considerato pericoloso. Questo evento provoca un "incidente diplomatico" tra Italia e Germania.
L'uccisione di JJ1 assume un forte eco tra l'opinione pubblica, sorgono manifestazioni ambientaliste tra Berlino, Monaco e Trento.
JJ1, soprannominato "Bruno" diventa un simbolo, tanto che Tana Libera Tutti (Centro Sociale con sede a Trento) cambia il suo nome e diventa Centro Sociale Bruno, simbolo di chi ha osato scavalcare i confini per la libertà.
A livello istituzionale questo evento porta alla necessità di capire più dettagliatamente come si intenda portare avanti il progetto e quali parter siano disposti ad ufficializzare il loro appoggio. Una riflessione in questo senso sembra necessaria dato che l'animale è naturalmente portato a spostarsi lungo l'arco alpino e questo è in sè lo scopo del progetto. Se l'evento dovesse ricapitare cosa succederà?
- 2007: L'orsa Jurka accusasta di aver causato numerosi danni a coltivazioni, greggi ed abitazioni, viene messa in cattività e rinchiusa nel parco del Monastero di San Romedio (Prov.Tn). Ancora una volta, come si era verificato in seguito all'uccisione di JJ1, il caso solleva le reazioni favorevoli e contrarie dell'opinione pubblica. L'orsa diviene un personaggio conosciutissimo tra la gente e di cui tutti i giornali locali parlano.
Si comprende, anche in seguito a quest'ultimo caso, l'importanza di attivare concretamente un lavoro sinergico e formalizzato sul piano istuzionale. Per soddisfare questa necessità nasce un piano d'azione interregionale per la salvaguardia dell'Ursus Arctos sull'arco alpino centro occidentale che coinvolge:
Provincia Autonoma di Trento, Provincia Autonoma di Bolzano, Regione Veneto, Regione Lombardia, Regione Friuli Venezia Giulia.
L' intervento richiesto dal documento chiamato PACOBACE riguarda molteplici ambiti:
-Formazione di personale qualificato e competente,
-Comunicazione alla popolazione
-Sistema di prevenzione dei danni
-Gestione degli indennizzi
-2008: Nel periodo che precede le elezioni provinciali del 9 novembre, la questione relativa ai finanziamenti al progetto di reinserimento dell'Ursus Arctos risuona nuovamente tra i temi caldi della campagna elettorale.







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